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Cayucas, Il Sole È Alto

Nel loro ultimo album – ‘ Bigfoot ‘ – i Cayucas hanno in pratica definito i sonnolenti contorni della città marittima di Cayucos, CA. Sono cresciuti visibilmente dalla condizione di ‘garage’ band a quella di band capace di girare il mondo, sostenuta da numerose radio indipendenti internazionali. Per questa nuova offerta – ancora griffata Secretly Canadian – Zach Yudin ed il suo fratello gemello Ben, si sono dedicati ad un’analisi schiettamente personale. Trasferitisi stabilmente in quel di Los Angeles, i nostri hanno attinto dall’adolescenza spesa nei sobborghi della piccola cittadina californiana di Davis; la nostalgia è un’esperienza attuale e descrive ‘Dancing At The Blue Lagoon’ in maniera esaustiva. Il loro approccio rimane solare per tutta la durata del disco e quel piglio malinconico non può esser altro che un marchio di fabbrica tipicamente west-coast. E’ il suono di quei ragazzini dei sobborghi che hanno fantasie in technicolor, la cui vista del Golden State rappresenta una sorta di ideale. E c’è una confidenza sintomatica nel beat di ‘Hella’ o in quella chitarra tipicamente surf che bella mostra di sè in ‘Moony Eyed Walrus’. Il piglio quasi mozzafiato di ‘Backstroke’ è ispirato ad una storia poliziesca dello scrittore giapponese Murakami, un noir tra esercizio di stile e sensibili strappi emotivi.

Detto questo ‘Dancing at the Blue Lagoon’ è il prodotto di un gruppo che approccia una zona confortevole e ci invita contestualmente ad accomodarci n queste stanze idilliache. ‘Big Winter Jacket’ è pop baciato dal sole, con chitarre acustiche che crescono in qualcosa di espansivo e gigante. La ballata pianistica ‘Ditches’ sembra quasi inseguire i fantasmi dei Beach Boys di ‘Sunflower’ o ‘Surf’s Up’, ricordandoci che l’incertezza e la tristezza non sono mai distanti dalla superficie, anche nei moment più spensierati dei Cayucas. Questo ci fa considerare sotto un’altra ottica la title track, un’autentica fantasia tropicale. Come songwriter deputato Zach è dipendente dalla sua stessa versatilità: “scrivo una canzone alla volta, è stato così da quando ho iniziato a prendere le cose seriamente ai tempi del college”. Il centro nevralgico del disco rimane però la straziante ‘Blue Lagoon (Theme Song)’, in cui la performance di Zack – accompagnato da una chitarra solitaria – offre la dimensione di una statura emozionale e cruda allo stesso tempo. Come un grande attore la cui arte suona sempre autentica per il suo tocco profondamente umano.

http://www.youtube.com/watch?v=D3LtbVbkGG0