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C Duncan, eclettismo pop

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‘Architect’ è l’album di debutto per Fat Cat  del nuovo talento scozzese di Glasgow C Duncan, i cui precedenti singoli (tutti presenti nell’album) hanno già raccolto ampi consensi tra stampa e radio locali. Il disco è stato scritto e registrato in solitaria proprio nella città natale in uno studio casalingo attrezzato per l’occasione, aggiungendo gradualmente strati sonori e singoli strumenti, in modo da garantire il giusto respiro alle composizioni. Come compositore il nostro ha una formazione classica – essendosi laureato al Royal Conservatoire di Scotland – un’altra chiara ed evidente influenza visibile nella sua scrittura, nel corpo delle tessiture e nei meticolosi arrangiamenti.
Figlio di due musicisti classici, Christopher è stato attratto in maniera molto persuasiva dall’universo indie ed alternative, esibendosi con certo profitto all’interno dei circuiti scolastici e successivamente al college. La sua preparazione accademica – viola e pianoforte i suoi strumenti di riferimento – gli ha permesso di approcciarsi con grande elasticità anche ai più ortodossi chitarra, basso e batteria, raggiungendo così una completezza quasi unica, nella marcia di avvicinamento alla definizione di one-man band. Ovviamente per le esibizioni dal vivo Christopher si è dovuto rivolgere a comprimari di fiducia, in modo da riprendere compiutamente le sue composizioni dal vivo. Il tour europeo ed americano che seguirà la pubblicazione del disco sarà un’ulteriore banco di prova. La copertina di ‘Architect’, una visione aerea dettagliata e molto stilosa delle strade di Glasgow, è stata creata dallo stesso Christopher, a dimostrazione di un talento universale. Del resto i suoi lavori sono stati esposti presso le migliori gallerie d’arte scozzesi.
Come si muove musicalmente il nostro ? Con grande naturalezza tra forme neo-classiche e pop contemporaneo, rivedendo peraltro certi recenti sviluppi folktronici ed il lascito etereo di una label come 4AD. Duncan cita nomi come The Knife, Flying Lotus, Cocteau Twins e Burt Bacharach tra le sue influenze, in realtà potremmo aggiungere anche Brian e Dennis Wilson ed il Four Tet più attratto dai sotterfugi sperimentali. Una rivelazione a tutto tondo, non c’è che dire.