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Mutoid-Man

Mutoid Man – In the Style of Cave In

Mutoid-Man
Tornano i Mutoid Man di Steve Brodsky (Cave In), Ben Koller (Converge) e Nick Cageao. ‘Bleeder’ il nuovo album del trio stoner, psy, metal, sludge americano è in uscita il 30 Giugno per Sargent House. Con ‘Helium Head’, primo disco a nome Mutoid Man uscito nel 2013, Steve, Ben e Nick avevano messo le carte in tavola di uno dei progetti all star noise più interessanti degli ultimi anni ed ora con il nuovo album è arrivata la conferma di una band vera e propria.’Bleeder’ è un monolite di psichedelia hard blues, un demone che richiama l’attenzione sui Cave In del periodo Hydra Head, i Converge meno ostici, la potenza dei Mastodon e la classe acida che ha sempre contraddistinto i lavori di At The Drive In e Mars Volta.

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=kTdd4lg2Tq0

moon-duo-Shadow-of-the-Sun

Moon Duo, Psychedelicatessen

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I Moon Duo hanno iniziato a lavorare al loro ultimo album durante un periodo in cui hanno affrontato una nuova e quanto mai curiosa realtà. Liberi da qualsiasi consegna ed aspettativa, pronti ad andare di nuovo on the road, Ripley Johnson (Wooden Shjips) e Sanae Yamada sperimentano un cambio radicale nella loro percezione della realtà. Come all’inizio di un viaggio lisergico, o al margine di un burrone, quando le ombre convergono misteriosamente nella luce,  la loro esistenza ha iniziato a trasformarsi in un sogno surreale, per poi tornare di soppiatto all’attualità. Piani di percezione instabili, cui il gruppo ha risposto con un’immersione totale nella musica, pur di riguadagnare un pizzico di lucidità. ‘Shadow of the Sun’ (Sacred Bones) è così il risultato di alcuni mesi spesi in un limbo tutt’altro che consolatorio.  Lavorando in parallelo in un oscuro scantinato in quel di Portland e a piano terra nella solare San Francisco, questi nuovi suoni e canzoni variano drammaticamente di groove in groove, rivelando tessiture sonore in precedenza inesplorate dal duo.

Il brano ‘Night Beat’ con i suoi ritmi simil-dance è un tentativo di accettare gioiosamente la sfida, mentre ‘Wilding’ ribadisce i più familiari territori del Moon Duo rifugiandosi in figure ripetitive e  riff quasi escapisti. Altrove la band si abbandona completamente al trip , scontrandosi con i ritmi fuzz di ’Slow Down Low’ e ‘Free the Skull’ foraggiando poi le certezze narcotiche di ‘In a Cloud’, forse la cosa più prossima alla psichedelia inglese che il gruppo abbia mai proposto (le pagine sinuose del catalogo Spacemen3, in primis). Per dare un sapore ancor più esotico all’album il duo si accampa a Berlino per mixare il tutto con il beatmaker finlandese Jonas Verwijnen presso i Kaiku Studios. E’ qui che decidono di ribaltare completamente il fuoco sull’album, incrementando l’esposizione dell’obiettivo. Tecniche non convenzionali che rivedono il loro disegno psych-rock, alla fine di quel trip dal titolo ’Shadow of the Sun’.

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Ryley Walker, il futuro è qui

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La copertina di ‘His Band And The Street Choir’ di Van Morrison deve aver condizionato non solo le scelte estetiche di Ryley Walker, un talento puro che all’età di 25 anni sembra aver sbaragliato ogni concorrenza in termini di maturità ed espressione del proprio io musicale. Il disco dello scorso anno – ‘All Kinds Of You’ edito dalla benemerita Tompkins Square – ha aperto la strada ai più nobili riconoscimenti della stampa specializzata, in attesa del definitivo allungo con ‘Primrose Green’, di imminente pubblicazione per Dead Oceans. Cresciuto sulle rive del vecchio fiume Rock nel nord dell’ Illinois, Ryley conoscerà un’adolescenza tranquilla prima di trasferirsi a Chicago nel 2007, per iscriversi al college. Qui inizia a frequentare con assiduità la locale scena dei club, confrontandosi con il lascito del post-rock e le più nerborute e decadenti manifestazioni noise (i gusti del nostro rimangono ad oggi profondamente disparati). Nel 2011, poco più che ventenne, il nostro si insinua adeguatamente nella tradizione del fingerpicking, osservando con parsimonia la dottrina dei vari John Fahey, Robbie Basho e Leo Kottke. Lo scenario sarebbe presto cambiato negli anni a venire, quando il gusto anglofono avrebbe preso il sopravvento, spostando l’asse degli interessi sulla perfida Albione, nello sposalizio naturale con lo stile conclamato di Bert Jansch e John Renbourn.

Per il nuovo album Ryley assolda un consistente numero di vecchi e nuovi talenti della windy city, andando a muoversi nei circuiti del jazz di ricerca e del rock sperimentale. L’apertura con la title-track ha del miracoloso, uno di quei brani che di diritto entrano nei dizionari rock di sempre, parafrasando le estatiche movenze del Tim Buckley altezza ‘Starsailor’. Con la successiva ‘Summer Dress’ gli arrangiamenti jazzy (l’uso del vibrafono è quintessenziale) sono ancor più determinanti, merito degli eccezionali comprimari coinvolti in questa pastorale avventura.  Anton Hatwich (contrabasso, Dave Rempis Quartet, Keefe Jackson ed una moltitudine di compagini avant) Frank Rosaly (batteria, Joshua Abrams Quartet, Scorch Trio, Jason Adasiewicz’s Rolldown)  Brian Sulpizio (chitarra, già nel precedente disco, un vero e proprio campione di gusto già frequentatore de circuiti rumoristi ed elettronici) e Ben Boye (tastiere, Bonnie Prince Billy, Angel Olsen) costituiscono più di un sostentamento per la penna dell’autore, capace di librarsi su di un tappeto sonoro ammaliante.

Per immergersi nello spirito dell’americana occorre voltare lato: ‘On The Banks Of The Old Kishwaukee’ è un’autentica testimonianza di vita, le fedeli memorie di Ryley che sulle sponde del fiume assisteva ai più classici battesimi nell’acqua. Più che a un’idea di redenzione il rimando è allo spoglio rituale, nelle acque limacciose del fiume con uno stuolo di partecipanti più che altro irritati. Per ascoltare il delizioso fingerpicking di ‘Sweet Satisfaction’ bisogna prima scomodare il John Martyn di ‘Solid Air’, pur considerando l’originalità del pianoforte di Ben Boye, qui particolarmente rivelatorio. Un’esperienza totale, tanto da candidare  ’Primrose Green’ ad una delle più miracolose pubblicazioni di quest’anno, proiettando il talento americano nella sfera dei grandi cantautori.

http://www.youtube.com/watch?v=96qBM4LL2ps

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