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Plastic Flowers – ‘Demo 1982-1983′. Dal 19 maggio per Spittle Records

Per la prima volta su cd un’esaustiva raccolta delle scorribande elettroniche dei veneti Plastic Flowers. ‘Demo 1982-1983′ uscirà il 19 maggio per Spittle Records. All’interno della release della Spittle Records trovano spazio i brani pubblicati dai Plastic Flowers nelle due demo tape pubblicate tra il 1982 e 1983, ovvero le rarissime ‘Some Products’ e ‘Un Cabaret Folatre’.

 

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Ascolta ‘Subterranean Feeling’ –

 

Nel 1982 a Venezia, dalle ceneri dell’ instabile e sgangherato gruppo demenziale dei Vixinex nascono i Plastic Flowers. Il gruppo è formato da Torcy, Karl Diane, Del frate. I tre cristalizzano un progetto meglio definito e più affine al nuovo sound elettronico europeista, tralasciano il magmatico punk rock vomitato senza alcuna perizia tecnica dal gruppo precedente.

Fu grazie alla disponibilità della nuova strumentazione di Del frate che i PF ebbero modo di sperimentare nuovi universi sonori (lo studio era dotato di pianoforti elettrici e sintetizzatori di ultima generazione, filtri compressori e delays vari, drum machines e un sistema di registrazione 4 piste a bobine). Il complesso lavoro di taglia e cuci in fase di registrazione, la sovrapposizione di più parti vocali e le varie tracce sovraincise di tastiere impedì al gruppo ogni attività live. Per queste effettive difficoltà tecniche, venne tralasciata ogni possibilità di poter fare concerti preferendo un’attività di studio. Un lavoro a tavolino senza palcoscenico e senza pubblico. Il trio rimase nell’ombra…

A testimonianza dei due anni di attività rimangono solo 2 demo tapes: Some Products e Un Cabaret Folatre. Casette registrate in tiratura limitatissima di circa 20 copie distribuite a mano perlopiù ad amici e consegnate ad alcune etichette discografiche indipendenti che nascevano proprio in quel periodo, tra le quali l’Italian Records, Expanded Music…

I Fiori di Plastica sbocciarono in odore di sintetico synth-estetismo tra le nebbie di Venezia. Il loro profumo d’artificio nacque da suggestioni baudeleriane proiettate in prospettiva new wave elettronica, vicine a suggestioni replicanti Numaniane disturbate qua è là da suoni graffianti di chitarre ferruginose corrose dall’umidità. L’uso dell’eco evoca le calli notturne e la spazialità sacrale dell’architettura mescolando l’antico e il futuro, la voce galleggia nel flusso sonoro in tutta la sua ennui. Le parole rimbalzano sui muri, il permesso è già scontato.

 

Info PLASTIC FLOWERS: https://plasticflowersite.wordpress.com

Bisca new cover

Bisca, collezione 1982-1984

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Mentre ascoltavo per l‘ennesima volta i brani di “Collezione 1982-1984” ho cercato in archivio i miei primi scritti sui Bisca, relativi proprio ai giorni dei quali questo CD offre testimonianza. Vincere il disagio del confronto con la mia zoppicante prosa giovanile non è stato uno scherzo, ma mi occorrevano un paio di stralci significativi e li ho trovati. Ad esempio, che il sound della band “oscilla fra un rap viscerale e convulso e un funk isterico e anticonvenzionale, con larghe concessioni a soluzioni jazzate”; oppure, che “i testi, in inglese, italiano e napoletano, hanno un ruolo di secondo piano, ma contribuiscono efficacemente a sottolineare l’ossessività delle composizioni attraverso una ripetitività di frasi e parole che a tratti rasenta la paranoia”. Tutto incontrovertibile anche a distanza di oltre tre decenni, ma il documento più eloquente rinvenuto nella mia “capsula del tempo” è la foto in bianco/nero scattata da un Cesare Accetta non ancora consacratosi al cinema. Nell‘organico a sei del mini-LP d‘esordio, i Bisca vi appaiono ribelli e assieme eleganti, sullo stile di alcuni esponenti dell‘area no wave newyorkese tipo James Chance & The Contortions; brillante il contrasto fra il look da blusons noirs e l‘ambiente con damigiane e stendini, un po‘ come farsi ritrarre in giacca e cravatta fra la spazzatura di un vicolo della Grande Mela.
In quel primo scorcio di anni ‘80, il collegamento tra Napoli e la megalopoli americana non suonava forzato, tutt‘altro; il meticciato culturale, il disagio e la vivacità del capoluogo campano sembravano affini, naturalmente mutatis mutandis, a quelli del Bronx o della Bowery di allora. Logico, pertanto, che qui da noi fossero in molti a vedere nei Bisca una sorta di equivalente tricolore dei no wavers, benché non privo di contatti con altre realtà coeve, a partire dal Pop Group di Mark Stewart. Magmatica e incandescente come il cuore del Vesuvio, la loro musica avvolgeva e ustionava, su disco e (soprattutto) sul palco: un sabba infernale all‘insegna di ritmi implacabili, frustate di chitarre, sax al vetriolo e prepotenze canore, dalle cui atmosfere torbide e minacciose trasparivano comunque ricercatezza e disciplina. Funk-punk-jazz al fulmicotone, in ogni senso stupefacente. E dire che l‘ensemble, nel 1981 in cui si era affacciato sulle scene, era dedito allo ska, da cui la scelta di operare – ma durò pochissimo – come Biska; chi l‘avrebbe mai detto, che appena un anno dopo avrebbe elaborato una sintesi così devastante, e che tre decenni abbondanti più tardi, seppure con “solo” due superstiti del nucleo originario, sarebbe stato ancora sulle barricate a far levare alta la sua voce sempre fieramente antagonista?
Pur prediligendo i toni lividi, dal 1981 a oggi i Bisca ne hanno combinate di tutti i colori, e il loro percorso rimane a più livelli esemplare. Doveroso ricordarne e celebrarne per la prima volta in formato digitale, allora, gli straordinari inizi, con un CD di studio che raccoglie tutto quello che fu pubblicato su vinile fra il 1982 e il 1984 più due inediti e un CD dal vivo – fino a oggi mai diffuso in alcun formato – che coglie i ragazzi alla Rôte Fabrik di Zurigo nel 1983. Sono quasi due ore e mezza di sudore e sangue, di rabbia e divertimento, di intensità e catarsi, delle quali gli anni non hanno soffocato l‘energia propulsiva ed eversiva; senza ombra di dubbio, uno degli apici espressivi e artistici di quel fenomeno poliedrico e purtroppo sommerso che la Storia ha etichettato come “new wave italiana”.
Federico Guglielmi, marzo 2015

http://www.youtube.com/watch?v=o0rcZ5_EhOI

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