| DALL' ISLANDA
UN' ALTRA FORMAZIONE CHE RILANCIA IL VERBO INDIE-ROCK CON
PERSONALITA' E CLASSE.
COLLABORATORI DI SIGUR ROS, MUM E BENNI HEMM HEMM ACCOMPAGANANO
AL SUO DEBUTTO LA 24ENNE SINDRI MAR SIGFUSSON (CHITARRA, PIANO E VOCE)
IN QUESTO EXCURSUS POP CAMERISTICO DA TRATTI SOAVI.
‘…In occasione di un
concerto a Berlino viene agganciato dalla label Tomlab per un singolo
split con Grizzly Bear, ma l’accordo più consistente Seabear lo chiude
con la Morr Music per tre album. Aveva già pronti i brani per il suo
album di esordio The Ghost That Carried Us Away, anche se l’ulteriore
estensione del gruppo a sei elementi, alcuni già membri della band
di Benni Hemm Hemm, Eiki (Sigur Ros) e Orvar (Mum), si dimostra linfa
preziosissima per gli arrangiamenti e le orchestrazioni acustiche.
(Runners, Blow Up, settembre 2007)
‘Il mondo di Sindri Mar Sigfusson ha la poesia dalla sua ed è una
fortuna che tutto un impeto di rinnovata attenzione per le svariate
possibili ipotesi di folk rock stia oggi permettendo, dopo Joanna
e dopo Devendra, dopo la Hukkelberg e le stesse Coco Rosie, a un album
del genere di venire ben posizionato nell’alveo rassicurante dell’indie.’
(Blow Up, settembre 2007)
‘Una piccola squadra di cinque multistrumentisti – reclutati tra
le fila dei Mum, Benni Hemm Hemm e Sigur Ros – lo aiuta a far dispiegare
le vele alla sua musica e a seguire la rotta tracciata da astri e
asteroidi della scena indie USA, da Ben Gibbard a Sufjan Stevens,
da Conor Oberst e James Mercer.’ (Rockerilla settembre,
8/10)
‘Islandese ventiquattrenne, raduna la crema di Reykjavik per The
Ghost That Carried UsA way, targato Morr e nobilitato da arrangiamenti
misurati, leggerezza coltivata e ambizioni (ben riposte) alla Sufjan
Stevens. (Rumore, settembre)
‘Il giovane artista islandese ha assemblato un album di folk dalle
venature pop, dalle melodie mai invadenti, aggraziate e misurate,
a tratti malinconiche’
(Rock Sound, settembre)
‘Nelle dodici composizioni di The Ghost That Carried Us Away si
mescola un po’ di tutto, dal violino alla lapsteel, dai Beach Boys
al catalogo 4AD, per fnire ai contemporanei cantori tristi americani’
(Mucchio, settembre)
‘il loro disco d’esordio, The ghost That Caried UsA way è un esempio
perfetto di quel folk nordico che dai tempi del primo dei King O Convenience
incanta tutti: chitarre acustiche, cantato sussurrato, violini e fisarmoniche,
rumori di acqua che scorre e uccellini sullo sfondo, atmosfera piovosa,
malinconica.’
(Rolling Stone, ottobre)
‘Di sicuro questo folk-pop mieloso ma tutto sommato gradevole ha
poco da spartire, stilisticamente parlando, con i beats e i loops
che ornano massicciamente almeno il 95% dei titoli del catalogo precedente,
digitalismi qui sostituiti da chitarre acustiche, pianoforte, contrabbasso,
archi, fiati, lapsteel, armonica, banjo e glockenspiel.’ (Dedication.it)
‘Chi scrive la musica nel gruppo è però Sindri Már Sigfússon, che
con la dozzina di canzoni contenute in “The Ghost That Carried Us
Away” dimostra di avere una grande conoscenza della canzone folk rock,
da Dylan ai Mojave3, passando per le pagine più soul di Neil Young’
(Losing Today)
‘Un’altra porta per varcarne l’uscio è stata detta, tra le stelle
e un aereo Reykjavik-California, la delicatezza di Drake e i sapori
dylaniani. Let’s carry us away’ (Sentireascoltare)
‘Canzoni folk delicate e ispirate, dove la voce di Sindri – accompagnata
da piano, armonica a bocca, chitarra, violini, banjo, glockenspiel,
ed una batteria appena accarezzata – fa brillare melodie romantiche,
sottili e spesso incredibilmente accattivanti.’ (Freakout)
‘A tratti, durante l’ascolto di “The Ghost That Carried Us Away”,
vengono alla mente la leggiadria della musica dei Belle & Sebastian,
quelli più malinconici e pacati. Ma anche i magnifici bozzetti folk-pop
di Iron & Wine non sono molto lontani.’ (Onda Rock)
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