IMPECCABILE SIN DALL' IMMAGINE DI COPERTINA CHE LO RITRAE ACCANTO AD UNA MERCEDES BIANCA D' EPOCA, LEWIS E' IL DANDY PROVENIENTE DA UN ALTRA DIMENSIONE E DOPO L' EXPLOIT CON L' AMOUR, LIGHT IN THE ATTIC CORONA UN ULTERIORE SOGNO DEI PIU' VETUSTI COLLEZIONISTI. PUBBLICATO NEL 1985 A DUE ANNI DI DISTANZA DALL' ESORDIO - SEMPRE SERVENDOSI DI UNA PRIVATE PRESS - IL DISCO ACCENTUAVA GLI UMORI BRUMOSI DEL DEBUTTO, LAVORANDO ATTORNO AD UNA FORMA CANZONE ETEREA. UN POP DAL GUSTO MINIMALISTA, FARCITO DA SAPIENTI TOCCHI PIANISTICI E SIBILII SINTETICI, LA BASE IDEALE PER PURE IMMERSIONI NELLA COSCIENZA E NEL QUOTIDIANO. UNA LETTERATURA QUELLA DI LEWIS CHE RILANCIA VISIONI POETICHE, SFUGGENDO LE LOGICHE DEL RUMORE METROPOLITANO. UNA PROFONDITA' CRISTALLIZZATA IN QUESTI SOLCHI.

APRE WE DANCED ALL NIGHT, UNA STRANGERS IN THE NIGHT CLONATA CHE SUONA COME LA POTREBBE INTERPRETARE UN ALAN VEGA IN GAS ESILARANTE, BON VOYAGE E’ UN TOUR DE FORCE DI PSICOSI CROONERISTICA, DON’T STOP IT NOW E’ COME PRESLEY AL QUARTO ELVIS SANDWICH, UN RONDO’ IN UNA IMPROBABILE GIOSTRA BENZODIAZEPINICA CHE PROSEGUE CON TORSIONI DI DOOM MELODICO E ISTANZE DI SUICIDIO NELLA SPOSSANTE IT’S A NEW DAY, CON GIRI ARMONICI DA FANTASMA A-HA (CHE DEBUTTAVANO NELOL’85) FATTO GIRARE IN MOVIOLA (RECENSIONE BOXATA SU BLOW UP SETTEMBRE)