UN DISCO CHE DALLA CHILL WAVE DEL DEBUTTO DIFFERISCE IN QUANTO PIU’ RICCO DI INTUIZIONI. RESIDENTE A BROOKLYN IL GIOVANE CHAZWICK BUNDICK GUARDA ORA ALLA MUSICA DI GRANDI COMPOSITORI E MINIMALISTI AMERICANI COME DAVID AXELROD E STEVE REICH, PER CONFEZIONARE UN DISCO DECISAMENTE A’ LA PAGE 

SONO STATO MOLTO INFLUENZATO DALLA MANIERA IN CUI COMPOSITORI COME ENNIO MORRICONE E PIERO UMILIANI HANNI USATO LE CHITARRE NELLE LORO COLONNE SONORE (INTERVISTA SU RUMORE FEBBRAIO)

…SULLE KRAUTE ROTATIVE STEREOLABBICHE SPUNTANO FANTASMI IBIZENCHI E APERTURRE DA AXELROD/DJ SHADOW FRULLATO DALL’EFFETTO DEL MANOPOLONE DAFT PUNK. E ANCORA CURTIS MAYFIELD, TRAFFIC IN ACIDO, BOSSA DA RIENTRO VACANZE, ITALIA  IN SARTORIA.
(RECENSIONE BOXATA SU RUMORE FEBBRAIO, VOTO 8)

BUNDICK SI PRESENTA ALLE PORTE DEL 2011 CON UN SUONO MENO EVANESCENTE MA SEMPRE LEGATO A QUELLA MISCELA DI SOUL, PSICHEDELIA, HIP-HOP, INDIE-ROCK ED ELETTRONICA CHE LO STA RENDENDO CELEBRE. UNDICI RACCONTI MUSICALI CHE CRESCONO ASCOLTO DOPO ASCOLTO. COME DEI QUADRI SENZA CORNICI (ROCKERILLA FEBBRAIO, VOTO 7)

DANIEL LEVIN (CELLO, )NATE WOOLEY (TROMBA), MATT MORAN (VIBRAFONO) PETER BITENC (BASSO) UN QUARTETTO D'IMPIANTO CAMERISTICO CAPACE DI ATTRAVERSARE IN PROFONDITÀ LA MOLTEPLICITÀ DEL LINGUAGGIO JAZZISTICO ATTUALE. UN'ULTERIORE CONFERMA DELLA PIENA FASE CREATIVA DI MUSICISTI COME LEVIN E WOOLEY. REGISTRATO PRESSO IL “ROULETTE” LO STORICO TEMPIO DELL'AVANGUARDIA NEYORCHESE.

IL SASSOFONISTA E COMPOSITORE AMERICANO SCOTT FIELDS IN DUO CON IL CHITARRISTA TEDESCO MATTHIAS SCHUBERT. UN DUO TUTTO BASATO SULLA SORPRENDENTE TELEPATIA DEL DIALOGO E DELL'INTERPLAY, ELABORAZIONI TIMBRICHE, ESPLORAZIONI MICROTONALI, APERTURE MELODICHE, PULSAZIONE JAZZ, DAL NOISE ALLA BALLAD. DOPO GI STORICI DUETTI DI BRAXTON, BAILEY E QUELLI DI FRITH CON ZORN, LA STORIA DEL DUO SAX, CHITARRA, SI ESTENDE AD UN NUOVO CAPITOLO: FIELDS SCHUBERT

LA PIANISTA ANGELICA SANCHEZ, VANTA COLLABORAZIONI CON TIM BERNE, WADADA LEO SMITH, SUSIE IBARRA, PAUL MOTIAN, TONY MALABY E ALTRI GRANDI NOMI DEL JAZZ MODERNO. CON “A LITTLE HOUSE” LA PIANISTA, CI REGALA UN PREZIOSO ED ELEGANTE ALBUM IN SOLITUDINE. UN PIANO SOLO IN CUI, CON GRANDE FLUIDITÀ, SI ALTERNANO COMPOSIZIONI, IMPROVVISAZIONI, BRANI DI ORNETTE COLEMAN, HANK THOMPSON, E SI CONCLUDE CON UN BRANO DEL FOLK BRASILIANO. NELLE NOTE DI COPERTINA, FIRMATE DA CARLA BLEY SI LEGGE: “È COME SE OGNI PICCOLA STORIA TI VENGA RACCONTATA PRIVATAMENTE”

FINALMENTE RISTAMPATO “3rd VISION”, OSCURO ALBUM DEL JAZZ FILLANDESE DEGLI ANNI SETTANTA. IL SASSOFONISTA EERO KOIVINSTONE IN COMPAGNIA DI ALCUNI DEI MUSICISTI PIÙ IMPORTANTI DELL JAZZ SCANDINAVO COME HEIKKI SARMANTO (PIANO), JUKKA TOLONEN (CHITARRA), PEKKA SARMANTO (BASSO), REINO LAINE E CRAIG HERNDON (BATTERIA). INCISO NELL'ANNO DI GRAZIA 1973, “3rd VISION “ È IL SETTIMO ALBUM INCISO A NOME DEL SASSOFONISTA ED È UN VERO MANIFESTO DELL'IDENTITÀ E CREATIVITÀ DEL JAZZ EUROPEO DEGLI ANNI SETTANTA.

I TRAWLER BYCATCH VENGONO DA PORTLAND (OREGON) E SUONANO UNA FOLLE COMMISTIONE DI ELEMENTI ROCK DEVIANTI. LA COMPLESSITÀ DI CERTO ROCK PROGRESSIVO ANNI SETTANTA, MACINATA ATTRAVERSO LO SPIRITO DI CAPTAIN BEEFHEART E PROFUMATA DI RAGA DELL INDIA DEL NORD. UNA STRANA POZIONE FATTA DI CHITARRE BLUES, SCURE LINEE DI BASSO DEGNE DEI MAGMA, E RITMICHE SERRATE TRA PUNK E MUSICA AFRICANA. PENSATE AILL'INCONTRO TRA I THIS HEAT E STRAVINSKY, AI PIEDI D'UN FUNGO GIGANTE SOTTO LA LUCE D'UNA GRANDE LUNA PIENA.

La prima monografia al mondo dedicata ai Daft Punk è un viaggio che parte dai rave degli anni Novanta per arrivare alla passerella dei grandi eventi della moda con l’innovativa etichetta parigina Kitsuné Maison.

Dalle prime prove registrate nello studio casalingo di Versailles al successo mondiale con singoli milionari del calibro di “Around The World” e “Da Funk”, dalla rivisitazione dell’immaginario manga nipponico con il film d’animazione Interstella 5555 alla colonna sonora per il remake di Tron, la storia di Guy-Manuel de Homem Christo e Thomas Bangalter è quella del sogno di due giovani trasformatisi in robot e icone di se stessi.

"Padre, la dia a Johnny Cash". GIen Sherley, detenuto del carcere di massima sicurezza di Folsom, consegnò la sua canzone al cappellano della prigione. Nel penitenziario, quello era un giorno speciale. Il 13 gennaio del 1968, Johnny Cash salì sul palco della casa circondariale di Folsom. "Hello! l'm Johnny Cash", si presentò. I duemila detenuti lo salutarono esultando. Lui attaccò con Folsom Prison Blues, e quando cantò "But I shot a man in Reno, just to watch him die" le urla e gli applausi dei detenuti si alzarono di più, e con essi i fucili dei secondini.

«Le pagine di Rockriminal si bruciano. La lettura è veloce come quella di un noir e la storia collettiva che emerge da questo libro è sconvolgente. Una sequela di drammi umani raccontati senza troppi fronzoli, in cui la droga scava voragini in esistenze già precarie come un trapano nelle mani di un serial killer».
(Dalla prefazione di Massimo Carlotto)

1972-1979: dopo lo scioglimento dei Velvet Underground e prima della consacrazione del punk, negli angoli bui dove fermenta il sottobosco urbano, si può incontrare Lydia Lunch nei pressi del bagno dell’Artist’s Space Show che deve convincere Jim Sclavunos ad entrare nei Teenage Jesus And The Jerks, o Alan Vega dei Suicide alla ricerca del suono apocalittico che, di lì a poco, diventerà il segno sonoro dell’abisso. E poi Patti Smith, David Bowie, i New York Dolls, colti, davanti ad un pubblico di dieci persone, a sistemare i propri fantasmi prima di diventare famosi.
Muovendosi fra prospettive eterogenee, Underground Zone si avvale di un ricco apparato iconografico, costituito in gran parte dalle foto scattate daPaul Zone “quando i Ramones e i Blondie non si erano ancora costituiti”.

32 Tavole in B& N per un abbecedario illustrato degli eventi e delle parole in voga negli anni Sessanta. Misure  “45 giri” (20 x 20)