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Criminale Vol.3 & Vol. 4 – Italian Library music

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Due nuovi eccezionali volumi si aggiungo alla serie Criminale (sponsorizzata da Penny Records), che con una fantastica doppietta iniziale aveva riaperto l’incandescente immaginario delle libraries italiane, mai come ora corteggiate oltre i patri confini. Due volumi tematici – rispettivamente terzo e quarto – che portano i già esplicativi titoli di ‘Colpo Gobbo’ e ‘Violenza’, ci precipitano nuovamente in quelle atmosfere di suspense che tanto hanno informato il cinema ed il fumetto made in Italy, creando veri e propri standard nello sfaccettato universo delle colonne sonore e delle performance strumentali.
Il decennio 1968-1978 ha un’importanza particolare nella storia d’Italia del secolo scorso, un periodo di profonde trasformazioni sociali e culturali cominciato sull’onda delle proteste giovanili di Berkeley e del maggio francese ma sviluppatosi poi in direzioni possibili solo nel paese più contraddittorio e dietrologo del mondo occidentale. La perdita definitiva dell’innocenza di una nazione da una parte ancora ubriaca del boom economico e dall’altra pronta ad un salto nel buio verso una modernità talvolta incomprensibile e piena di variabili impazzite. Anni di strategia della tensione- aperti dalla strage di Piazza Fontana e conclusi dal rapimento e assassinio di Aldo Moro- riflessa in ogni aspetto della cultura e della società. Tensione palpabile, sonora, visiva.
La colonna sonora di tutto questo la scrivevano in tempo reale un pugno di compositori intraprendenti che, fra una session e l’altra per le grandi colonne sonore del cinema o per l’orchestra della RAI, faceva palestra creativa e qualche spicciolo incidendo instant album per gli editori di library. Fotografie sonore della società italiana di quegli anni, così realistiche da non assomigliare neanche un po’ a quelle che contemporaneamente scattavano i compositori francesi, tedeschi o inglesi ai loro rispettivi paesi.
Il suono che usciva dalla televisione italiana era affilato come una lametta e sapeva di piombo e lacrimogeni, con la chitarra fuzz che ulula e la batteria che picchia duro a musicare i tumulti di una società in ebollizione. Daniela Casa, Remigio Ducros, Alessandro Alessandroni, Stelvio Cipriani, Enzo Scoppa, Amedeo Tommasi, Franco Tamponi e tutti gli altri compositori qui presenti sono stati degli audio reporter, oltre che dei musicisti magnifici. Capaci di descrivere in pochi minuti le atmosfere che li circondavano e di evocarle utilizzando contemporaneamente la tradizione classica, quella delle avanguardie colte così come il rock psichedelico, il jazz, il funk e qualunque altra innovazione della musica popolare transitasse per le loro orecchie. Esortati ad essere dozzinali e poco originali- come imporrebbe l’etichetta della library- i compositori italiani invece rispondevano con estrema originalità ed una vocazione sperimentale fomentata da quello stesso bisogno di rinnovamento che animava l’intera nazione in quegli anni folli e per certi versi meravigliosi.

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John-Carpenter-Lost-Themes

Carpenter – Lost Themes

John-Carpenter-Lost-Themes

John Carpenter è stato responsabile per alcune tra le migliori colonne sonore horror e science-fiction della storia contemporanea, associando alla sua imprevedibilità dietro alla macchina da presa una verve compositiva impagabile. Implacabile il suo stile, riconoscibilissimo e capace di insidiare da vicino alcuni protagonisti della scena electro come alcuni artisti post-rock riconvertitisi al verbo della musica cosmica. Le severe immagini delle sue pellicole albergano nelle nostre più recondite memorie, proprio perchè Carpenter aldilà di tutto è stato un fenomeno generazionale. Istintivamente quei fraseggi al piano o al synth rimandano alle scene topiche della sua filmografia: una babysitter  minacciata da un killer seriale, un denso muro di nebbia che nasconde un vascello fantasma, lottatori di kung-fu più veloci della luce o specchi che nascondono il passaggio segreto per l’inferno. Tutte le musiche contenute in Lost Themes – in uscita per Sacred Bones – hanno un’unica finalità: spingere i numerosi seguaci di Carpenter a visualizzare i propri incubi personali.

Nelle parole del regista/musicista Lost Themes è inteso come un nobile divertimento, ragionare in prospettiva delle immagini può essere buono o cattivo a seconda dei casi,  ma è ciò a cui Carpenter ci aveva abituati. Qui non ci sono state pressioni. Nessun attore che pretendesse di sapere cosa fare. Nessuna attesa dalle maestranze. Nessuna sala di montaggio e soprattutto nessuna scadenza asfissiante. Semplice divertimento. E non avrei potuto richiedere un miglior equipaggiamento casalingo, alle dipendenze di collaboratori come Cody (Carpenter, della band Ludrium) e Daniel (Davies, che ha scritto la canzone per I, Frankenstein) capaci di sollecitare idee nello stesso momento in cui ci mettevamo ad improvvisare. Il piano era quello di rendere la mia musica più completa e ricca, perché avevamo un numero illimitato di tracce. Non mi stavo confrontando solo ed esclusivamente con l’analogico. E’ un nuovo mondo. E non c’era assolutamente nulla nelle nostre teste quando abbiamo iniziato a ragionare su questa produzione.

Come nello stile carpenteriano, la ripetizione è la chiave di volta, una forza tumultuosa che innerva le corde del piano e dell’orango, attraversando tutto il corpo percussivo delle composizioni. I fans del cinema horror ricorderanno così oltre ai classici lavori di Carpenter – Halloween 13 o Assault on Precint 13 ad esempio – anche le trovate di alcuni pionieri come il Mike Oldfield di Tubular Bells od i Goblin di Suspiria.

Sono piccolo tracce da alcuni film immaginari, spero che qualcuno venga ispirato a tal punto dalla musica da poter creare la sua pellicola ex-novo.

http://www.youtube.com/watch?v=tyNuWCjc-bg