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Toro Y Moi, What For ?

What For? Il nuovo album di Toro Y Moi, sarà pubblicato il prossimo 6 di aprile per la fidata Carpark Records. Registrato nel suo studio casalingo di Berkeley, CA nel corso del 2014, il disco trae ispirazione dalle musiche di Big Star, Talking Heads e Todd Rundgren, fagocitando anche l’arte del brasiliano che parlava agli alieni (lo strepitoso Tim Maia, protagonista recente di una retrospettiva – guarda caso – per la Luaka Bop di David Byrne) ed il rare groove dei francesi Cortex. Un disegno esemplare, in cui il protagonista incontrastato è lo stesso Chaz Bundick, personalità multipla nel circuito alternative, capace di supplire al ruolo di scrittore, one-man band e produttore. Fatte salve rare eccezioni. Come la presenza del chitarrista dell’ Unknown Mortal Orchestra Ruban Neilson e del poli-strumentista Julian Lynch.

“Ho realizzato dischi di stampo elettronico/r&b e lavori più tradizionali pur abbracciando un’analoga estetica. Volevo semplicemente vedere cos’altro ci fosse fuori” queste le parole che spende Bundick relativamente al disco. “Arriva tutto da una stessa forma mentis, dallo stesso punto di vista creativo. Sono semplicemente io che cerco di arricchirmi di quello che già avevo, portandolo al livello superiore.”

Un creativo a tutto tondo, cresciuto nella scena locale e formatosi nelle punk rock della high school prima degli anni trascorsi come studente di graphic design alla University of South Carolina. Con la sigla Toro Y Moi è operative sin dal 2001, nel rispetto di una forma intimista che ha sempre premiato l’home recording. Ci sono voluti circa 10 anni per convincere definitivamente i media: la transazione è completata con ‘Causers Of This’, che nel 2010 attira la giusta eco tra stampa ed addetti ai lavori. Contemporaneamente all’attività con l’alter ego Les Sins – decisamente più orientato a sostenere l’ evoluzione delle musiche da dancefloor – Bundick continua ad inanellare una serie di eleganti album solisti, che con questa opera del 2015 toccano forse lo status artistico più elevato. Un pop ultra-raffinato, che si bagna in umori terzomondisti, accendendo nuovamente la fiamma di quei pionieri che a cavallo tra i settanta e gli ottanta posero le basi del cosiddetto art-rock.

http://www.youtube.com/watch?v=DsY22N5D9UY