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PiL, nuovo album

PIL - Johnny Lydon braccia aperte

Il 4 Settembre è in uscita il nuovo album dei PiL ‘What The World Needs Now’, seguito del grande successo di critica e pubblico di ‘This Is PIL’ pubblicato nel 2012 da John Lydon e compagni. ‘What World Needs Now’ sarà anticipato il 21 Agosto dalla pubblicazione del singolo ‘Double Trouble’. Il nuovo album di John Lydon e compagni uscirà sempre per la PiL Official.
I PiL sono stati una delle più influenti e innovative band inglesi di tutti i tempi, capaci di ridare lustro all’idea di sound alternativo anche dopo la sbornia del punk dei Sex Pistols. I Public image Ltd. sono nati dalle ceneri del punk costruiendo un sound unico e originale basato sull’elettronica, il dub jamaicano, la wave, la psichedelia e l’incontro con la world music.
‘What World Needs Now’ è il decimo album in studio dei PIL e John Lydon li ha guidati sin dal debutto di ‘First Issue’ nel 1978 fino a ‘That What Is Not’ del 1992. Dopo un’assenza di 17 anni Lydon ha riattivato i PiL nel 2009 riportandoli con successo in tour. La line-up dei PIL del 2015 vede il sempre presente John Lydon accompagnato da Lu Edmonds (The Damned) e Bruce Smith (Pop Group), con i PIL dal 1986, e Scott Firth, bassista di livello già impegnato con le band di Steve Winwood, John Martyn ed Elvis Costello.

I PIL oltre a pubblicare un nuovo album riprenderanno anche l’attività live con un tour di 23 date in Europa, in Italia il 10 Ott. a Venezia e l’11 a Milano. John Lydon ha da poco pubblicato la sua nuova biografia “Anger is an energy: My Life Uncensored”.

facebook.com/pilofficial
pilofficial.com/

 

 

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Briana Marela, primo album su Jagjaguwar

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Briana Marela è una giovane artista di Seattle, una cantautrice dall’animo moderno capace di unire l’amore per la chitarra classica con le orchestrazioni dei Sigur Ros e delle Amiina. Nel 2012, durante il tour di supporto del suo primo disco, Briana ha conosciuto il fotografo Scott Alario che la ha messa in contatto con il musicista e produttore Alex Somers, compagno di vita e stretto collaboratore di Jonsi dei Sigur Ros. Proprio con l’aiuto di Alex Somers Briana ha iniziato a lavorare su ‘All Around Us’ debutto per Jagjaguwar. Il debutto di Briana è stato registrato in Islanda, dove Briana Marela ha raggiunto Alex per lavorare nel paese che ha reso unici i lavori di Sigur Ros, Bjork e Olafur Arnalds.

La magia creata dalla collaborazione tra i due è particolarmente evidente sul brano ‘Surrender’, con la delicata voce di Briana in evidenza e la ricercata produzione di Alex in sottofondo. L’esordio di Briana è magia bianca, ancestrale e vicina alla natura, un richiamo bilanciato dall’amore per il folk e i beat ricercati della produzione di Alex Somers. ‘All Around Us’ è un album che incanterà i fan dei Sigur Ros e delle Amiina, capace di ricordare in alcuni passaggi la ricerca stilistica di Julianna Barwick.

Briana Marela sarà in tour per tutta l’estate e il suo esordio ‘All Around Us’ pubblicato da Jagjaguwar il 21 Agosto.

Info:
http://www.brianamarela.com/
https://www.facebook.com/brianamarelamusic

 

 

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Anneli Drecker, musa soave

Nota per la militanza nei Bel Canto, una delle più ispirate formazioni new wave scandinave (i cui primi due album per Crammed Disc continuano ad aver un’influenza importante anche sul bacino 4AD) Anneli Drecker è una vocalist capace ancora di stupire con il suo timbro etereo. Appena 17enne, Anneli abbandona la sua casa natale di Tromsø nei pressi del circolo polare artico con gli altri compagni di viaggio Geir Jenssen (che successivamente come Biosphere raggiungerà i solenni vertici della musica ambient-elettronica) e Nils Johansen per la pulsante scena di Bruxelles. Associata a più riprese a Lisa Gerrard e Liz Frasier per il suo timbro di voce, Anneli ha collaborato nel corso degli anni con artisti diversi come Hector Zazou, Jah Wobble, Gavin Friday, DJ Krush, Tim Simenon, lo stesso Simon Raymonde dei Cocteau Twins, Guy Sigsworth e Ketil Bjørnstad.

Si è anche unita agli A-ha per due tour mondiali come vocalist ospite, per non parlare della lunga associazione coi Røyksopp che ha generato una fervida co-produzione. ‘Rocks & Straws’ è il suo ritorno discografico ed un’ode letterale alla sua città natia e alla sua regione. Le canzoni, composte da Anneli, sono basate sui testi del poeta culto Arvid Hanssen, tradotti in inglese da un artista e scrittore a nome Roy-Frode Løvland. I poemi di Hanssen sono fortemente influenzati dalla misteriosa e potente natura di questa regione artica, come le scritture di Knut Hamsun, nato a poche miglia dallo stesso Hanssen. ‘Rocks & Straws’ nella sua natura acustica riprende le tecniche di registrazione degli anni settanta e si avvale dei contributi di alcuni tra i migliori musicisti norvegesi contemporanei: Eivind Aarset (chitarra), Rune Arnesen (batteria), Ole Vegard Skauge (basso) e la Arctic Philharmonic, l’acclamata orchestra di Tromsø. Oltre all’impeccabile performance vocale Anneli si mostra preziosa anche al piano e all’organo. Un caldo abbraccio dal profondo nord per un confortevole viaggio letterale.

Info:
http://www.runegrammofon.com/artists/anneli-drecker/rcd2169-anneli-drecker-rocks-straws-cd-lp/
http://www.annelidrecker.no/

 

 

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Michael Head, pop-psych d’antan

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 Il 2015 sarà un album molto intenso per Michael Head. Megaphone è pronta a immettere in circolo nel suo formato originale ‘The Magical World of The Strands’ con l’aggiunta di un booklet di 20 pagine che include estese note di copertina dello stesso Michael unitamente ad immagini che  illustrano lo sviluppo dell’artwork di copertina. Nella versione cd due tracce extra – le 2 b side del singolo della settimana del 1998 per NME e  Melody Maker ‘Somethin’ Like You’. ‘Green Velvet Jacket’ è un brano acustico del solo Michael Head, mentre Queen Matilda (demo) è stata registrata agli albori del 1993 e prodotta dall‘ingegnere del suono ed intimo amico Ian Eastwood su un 4 tracce della Tascam.
Ma la notizia più importante è ovviamente la pubblicazione di un album inedito proveniente da quelle stesse session. Dopo una serie di provini per un promoter francese che lo paragonava al suo eroe di gioventù Arthur Lee dei Love nel 1992, Michael Head – che già vantava trascorsi nei proto-shoegazer Pale Fountains e nell’altra piccola leggenda di Liverpool Shack – entra in uno studio della sua città natale l’anno successivo con in testa un nuovo progetto, nominalmente ‘The Strands’. A Michael si unisce il fratello e commilitone di una vita John, il suo batterista di fiducia Iain Templeton e due nuove reclute: Michelle Brown al basso e Les Roberts al flauto. Le registrazioni sono andate avanti per circa due anni, alterate per di più dalle tentazioni di Michael, cui veniva in contemporanea offerto un nuovo contratto major. Un affare che avrebbe soprattutto riguardato la nuova incarnazione degli Shack.
Fu così che al promoter  Stephane Bismuth furono lasciati circa 100 minuti, di cui appena un terzo giunse alla fase finale in uno studio di post-produzione in quel di Sheffield nell’estate del ‘95. Ma il nostro uomo non si è dato certo per vinto. Con la complicità dell’ingegnere del suono Steve Powell, del produttore Mark Coyle – che avrebbe addirittura convocato una sezione d’archi in quel di Sheffiled – Stephane Bismuth fonda una nuova etichetta – Megaphone – e finalmente pubblica  ‘The Magical World of The Strands’ nell’autunno del 1997.
‘The Olde Worlde’ è così il disco gemello atteso da anni, una costruzione encomiabile che ci riporta all’età d’oro della british invasion, tra melodie pop ultraterrene e psichedelici colori pastello un disco che in realtà potrebbe appartenere non solo al decennio dei sessanta ma anche alla rinascita del brit-pop dei ’90.
Info:
http://megaphonemusic.blogspot.it/

 

http://www.youtube.com/watch?v=ccRyxu0ns-U

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Dam Funk, quest for vintage

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Damon ” Dām-Funk” Riddick è l’epitome del funk, almeno secondo una visione vintage contemporanea. Dal momento del suo debutto per Stones Throw nel 2008, Dām-Funk ha fatto un discreto numero di proseliti, divenendo portavoce di un’estetica che affonda naturalmente nella controcultura black dei ’70. Nel 2013, forte dei suoi exploit underground, si consocia a un altro figlioccio di George Clinton, il rapper Snoop Dogg. La collaborazione ‘7 Days of Funk’ sarà una delle più sincere operazioni ispirate alla fantastica città del cioccolato . Il nuovo album a titolo ‘Invite The Light’ non è stato certo concepito in un breve lasso di tempo, riportando piuttosto la cronaca fedele di un lavoro di circa 6 anni nello studio-casalingo.
Una delle colonne del catalogo Stones Throw, Riddick ha pubblicato gran parte dei suoi lavori per la label, dal debutto del 2009 ‘Toeachizown’ a quella fantastica antologia meglio nota come ‘Adolescent Funk’, sfiorando anche il successo mainstream con il Doggfather. Il talento del nostro si estende ben oltre una precisa estetica, le sue capacità di polistrumentista consentono un ampio raggio d’azione in una totale padronanza del banco mixer e delle macchine – rigorosamente  analogiche – messe in campo. Perché dunque rinunciare a comparse illustri come quelle del rapper Q-Tip, dell’ormai sodale Snoop Dogg (nella programmatica Just Ease Your Mind From All Negativity, vero e proprio inno solare) , dell’eroico indie glamster Ariel Pink, di una vecchia volpe come Flea dei Red Hot Chili Peppers, dell’ ex-stellina dell’r&b di Chicago Jody Watley (quanti di voi sono stati folgorati dal suo smash hit Looking For A New Love ?)  del duo composto da padre e figlio Leon Sylvers III & IV  e di un gigante del funk come Junie Morrison degli Ohio Players? Siate pur certi che la missione di rimettere il funk al centro dell’universo non verrà disattesa.

Info:
https://www.stonesthrow.com/damfunk

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=Gya4eyduedc

Mutoid-Man

Mutoid Man – In the Style of Cave In

Mutoid-Man
Tornano i Mutoid Man di Steve Brodsky (Cave In), Ben Koller (Converge) e Nick Cageao. ‘Bleeder’ il nuovo album del trio stoner, psy, metal, sludge americano è in uscita il 30 Giugno per Sargent House. Con ‘Helium Head’, primo disco a nome Mutoid Man uscito nel 2013, Steve, Ben e Nick avevano messo le carte in tavola di uno dei progetti all star noise più interessanti degli ultimi anni ed ora con il nuovo album è arrivata la conferma di una band vera e propria.’Bleeder’ è un monolite di psichedelia hard blues, un demone che richiama l’attenzione sui Cave In del periodo Hydra Head, i Converge meno ostici, la potenza dei Mastodon e la classe acida che ha sempre contraddistinto i lavori di At The Drive In e Mars Volta.

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=kTdd4lg2Tq0

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RP Boo, strictly business

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Non siamo di fronte ad una svolta epocale, ma quanto meno di fronte alla celebrazione di un piccolo mito locale, quello del produttore di Chicago RP Boo – all’anagrafe Kavain Space – antesignano della rivoluzione footwork, una delle più eccitanti realtà della musica ritmica contemporanea. Il suo ritorno su Planet Mu fa seguito ad un debutto strabiliante e ad una raccolta non meno sorprendente nel tracciare le linee guida di un suono corrugato, fatto di numerosi scatti ed avvincenti sovrapposizioni.
‘Fingers, Bank Pads & Shoe Prints’ è la più logica successione all’esordio lungo ‘Legacy’, frutto comunque di un lavoro capillare consolidatosi nel corso degli anni, come del resto dimostrato dall’Ep a sei tracce ‘ Classics’,  che prevedeva addirittura un estratto del 1997 a titolo ‘Baby Come On’. Quasi 20 anni di celere attività sotterranea, ma nulla di questo potevo prepararci all’esplosività del nuovo capitolo discografico, davvero un florilegio di suoni e dinamiche che sembrano portarsi dietro reminiscenze hip-hop e black in genere.  Non meravigliatevi dunque se all’appello immaginario saranno presenti i nomi di Jungle Brothers e Dj Assault. Kavain mette in campo non solo la sua esperienza dietro al banco di regia, ma anche sul dancefloor, ripercorrendo in maniera epocale la crescita come ballerino di stretta osservanza footwork. Dettaglio non trascurabile, se pensiamo a questa disciplina come a un estensione ‘di strada’ della musica, figlia a suo modo dell’elastica breakdance.
Kevin parla di battaglie in circolo, riportando il sano spirito di confronto che da sempre ha stimolato gli habituè del circuito. Quando il nostro abbandona i piatti utilizza la stessa energia per confrontarsi con il pubblico. E’ un impegno deciso e lui è piuttosto forte nell’incoraggiare gli altri, sollevandoli spesso dalle proprie incertezze.

 

 

 

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Destoyer new album, Poison Season

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Il 28 Agosto esce per Merge/Dead Oceans ‘Poison Season’, nuovo album dei Destroyer, progetto dell’artista canadese Dan Bejar. Dan torna dopo il grande successo di pubblico e critica legato a ‘Kaputt’, tra i dischi migliori degli ultimi 10 anni per Pitchfork, Mojo e El Pais. Con il precedente album ‘Kaputt’ i Destroyer avevano dato libero sfogo al loro amore per il pop sofisticato (sophisti-pop) dei primi anni ’70, mentre con il nuovo ‘Poison Season’ l’enciclopedismo musicale di Dan ci riporta allo street rock orchestrale dello Springsteen di ‘Born To Run’ e del Bowie di ‘Young Americans’. ‘Poison Season’ è il decimo full lenght a nome Destroyer per Dan Bajer, dopo le collaborazioni con The New Pornographers e Swan Lake e sicuramente uno dei dischi più attesi dell’anno nella scena indie dopo il grande successo seguito alla pubblicazione nel 2011 di ‘Kaputt’. Non dare una chance a Dan Bajer sarebbe un errore madornale, uno degli autori più influenti degli ultimi dieci anni, capace di citare e contestualizzare il meglio della musica degli ultimi 40 anni.

 

 

 

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Gardens & Villa, a pop supreme

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‘Music For Dogs’ è un album profondamente personale in cui i Gardens & Villa celebrano il loro nuovo domicilio losangeleno e tutti gli avanzamenti tecnologici che hanno investito la cultura contemporanea, non ultima quella musicale. L’adesione affatto sistematica alle teorie della new age ed ai culti religiosi orientali hanno dettato la strada per i loro primi due lavori sulla lunga distanza, l’omonimo del 2011 e Dunes del 2014. Per i nostri eroi l’ancoraggio alle tradizioni ha una lettura biunivoca: attitudinale e compositiva. L’insistente richiamo alle melodie sixties ed i numerosi intrecci celestiali tra voci e sei corde parlando la lingua di un personale revival musicale.
Nessuna sorpresa che qualcuno in maniera azzardata lo abbia definito zen pop nichilista, nel puro rispetto della contraddizione.  Chris Lynch ed Adam Rasmussen rimangono al timone incorporando l’esperienza di un produttore visionario quale Jacob Portrait e di una navigata sezione ritmica composta da Dusty Ineman (batteria) e Shane McKillop (basso). La capacità di G&V è tutta nel penetrare la corteccia cerebrale, servendosi di arrangiamenti lussuriosi e di melodie che appunto hanno la brillantezza di conquistare in maniera subdola. Per avere un quadro completo del loro modus operandi sarebbe sufficiente affacciarsi sulle sintomatiche linee di basso e pianoforte di “Everybody”, un brano che traduce in suoni tutta l’ansia del 21simo secolo, prendendo a campione il voyeurismo ed il desiderio di controllo tipici del nostro tempo.  Estasi alternative pop nel sublime canto dell’ indie elettronico, Gardens & Villa conoscono la via d’accesso al paradiso.

 

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=7uHWy8OdftA

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Geoff Barrow & Ben Salisbury – Ex-machina, sci-fi soundtrack

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Per un’etichetta devota al cinema, l’ennesima riprova di un’attitudine votata all’esaltazione della settima arte, anche attraverso progetti speculari e interpolazioni musicali. Per l’indipendente inglese l’occasione è ghiotta, pubblicare la colonna sonora dell’ omonima pellicola diretta da Alex Garland, da più parti indicata come una delle più sensazionali creazioni nell’ambito fantascientifico odierno. Ex Machina ha una valenza importante, tornando a livello ipertestuale su quelle intelligenze artificiali che a lungo hanno informato una nicchia della società dello spettacolo.  Il film è stato già accolto in maniera trionfale nel Regno Unito, con una serie di impeccabili recensioni pubblicate da testate quali Sight & Sound e The Guardian, che ha utilizzato l’appropriato termine di ‘thriller tecnologico’.  ‘Ex-Machina’ è il debutto dietro la macchina da presa di Alex Garland, già sceneggiatore di ‘28 Days Later’ e ‘Sunshine’. Inizia con un trittico di stelle emergenti come Oscar Isaac, Domhnall Gleeson ed Alicia Vikander, che ritraggono un robot costruito per testare proprio i confini tra uomo e macchina.
Ben Salisbury e Geoff Barrow (tuttofare dell’etichetta nonché batterista dei Portishead), uniscono le loro forze per la seconda volta dai tempi della creazione di ‘Drokk’, la loro colonna sonora ‘inedita’ per il film del 2012 ‘Dredd’. I sintetizzatori e le apparecchiature analogiche sono ancora una volta strumentali nello sposare le immagini più oscure. Nel rilasciare un’intervista al periodico Gigwise, il regista spiegava come il lavoro di Geoff e Ben avesse un incredibile controllo sulla qualità. Sorprendente l’intesa ed il grado di onestà conservato nell’applicare il loro sapere.
Geoff ribadisce che è stato un bene poter lavorare nuovamente in combutta con Alex, nella speranza proprio di regalargli  la colonna sonora che un thriller sci-fi di questo livello meritava. Salisbury prende la palla al balzo, ribadendo come la colonna sonora dovesse avere un sua organicità, rinunciando ad inutili micro-parti, il focus si è spostato su composizioni di lunga durata che in grado di seguire il flusso delle immagini. Il doppio cd oltre a riportare i brani utilizzati nel film prevede un secondo disco con materiali concepiti per la stessa pellicola , ma messi poi in cantiere.